Con un piede a schivare il cibo ridotto in poltiglia e con l’altro le schegge di vetro, ci si fa spazio per le strade di Beirut, quelle che, ovunque si vada, sono sempre sporche, strette, dissestate. Prima a destra, poi a sinistra, ancora a destra, e poi una salita. Q Hotel, terzo piano, stanza numero 304.
L’albergo è lì, ad Hamra, in uno dei principali quartieri commerciali della città. È lì, con la sua insegna fatiscente, i mattoni a vista, la facciata ingiallita. Dove, tra madie antiche e moquettes consumate, il tempo sembra essersi fermato agli anni Cinquanta. Dove Mariema – la schiena curva, la maglietta azzurra un po’ scesa, il viso scavato – è distesa sul letto con il lenzuolo sgualcito caduto a terra.