Le lavoratrici domestiche immigrate in Libano: tra sfruttamenti, lotte e resistenze

Dagli albori del suo sviluppo, il capitalismo ha promosso una divisione del lavoro e dei lavoratori strumentale a sfruttare l’attività lavorativa dei gruppi più deboli e, nel caso preso in esame in questo elaborato, vi è stata una normalizzazione della separazione di genere, di classe e/o razziale tra lavoro di riproduzione sociale e di produzione economica. Questo sistema ha permesso al gruppo etnico maggioritario o alla classe sociale privilegiata un’espropriazione del lavoro domestico e di cura ad un costo molto basso – se non a costo zero – della popolazione femminile inferiorizzata e/o razzializzata.

Anche nel caso libanese qui preso in considerazione, si assiste oggi ad un subappalto dei lavori domestici e di cura a donne immigrate sottopagate, sfruttate e svalutate su cui si è basato e si sta basando un processo di emancipazione elitario e parziale riservato alle donne libanesi dei gruppi sociali privilegiati. A quest’ultime è così permesso di evitare parte dei lavori domestici per ambire ad una vita più indipendente ed extra-domiciliare e/o di intraprendere una carriera lavorativa ambiziosa senza rinunciare alla volontà di creare una famiglia e un ambiente domestico e familiare curato.

Tali famiglie si appoggiano all’oppressione di migliaia di donne per permettersi degli standard di vita migliori, senza mettere in discussione la divisione dei ruoli di genere alla base del nucleo familiare; rinunciando a lottare per un sistema di welfare pubblico in grado di garantire servizi trasversali a tutta la popolazione; evitando di unirsi alla lotta delle lavoratrici domestiche per chiedere maggiori dignità e tutele per il lavoro svolto e senza denunciare uno Stato che – al contrario – offre su un piatto d’argento il facile sfruttamento di questa forza lavoro senza diritti.

Italian | October 26, 2020

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